Perugia, Palazzo della Penna, “Viva l’Italia. L’arte italiana racconta le città tra nascita, sviluppo, crisi. 1948-2008”, 25 ottobre 2008-11 gennaio 2009

La mostra “Viva l’Italia. L’arte italiana racconta le città tra nascita, sviluppo, crisi. 1948-2008” è dedicata alla città, intesa come scenario privilegiato, palcoscenico di eventi e laboratorio d’esperienza, snodo principale di sviluppo e di civilizzazione nel nostro Paese.
Sono passati sessant’anni dalla Biennale di Venezia del 1948, prima edizione del dopoguerra, in parte dedicata al tema della città ricostruita, la volontà di cambiare e lasciare dietro di sé drammi e devastazioni si palesa anche nelle opere d’arte. I pittori del tempo descrivono la città come luogo del molteplice: dal silenzio sospeso di Giorgio de Chirico in Piazza d’Italia, alla Periferia urbana di Mario Sironi, dalla Folla allo stadio di Renato Guttuso alla città come campo di tensioni e forze contrapposte nei dipinti astratto-informali di Emilio Vedova e Afro.
Via via la narrazione della mostra si snoda attraverso momenti ed episodi che hanno determinato la storia d’Italia, mantenendo sempre come sfondo le emergenze metropolitane: gli anni Sessanta, ossia il decennio del boom economico, esplicitato nell’enfasi pop dei dipinti di Giosetta Fioroni, nei manifesti strappati di Mimmo Rotella, ma anche delle contestazioni emerse intorno al ’68 – opere di quegli anni, il quadro di Mario Schifano Compagni Compagni, lo Specchio di Michelangelo Pistoletto, il ciclo fotografico di Franco Vaccari La città vista a livello di cane – poi culminate nel lungo decennio del terrorismo cui l’arte seppe reagire con intelligenza inserendo le nuove tematiche del post-moderno. É soprattutto l’architettura (e il design) a preconizzare un inedito volto della città, qui esemplificato dai disegni e dagli schizzi di Aldo Rossi, Ettore Sottsass, e dalla celebre Poltrona Proust di Alessandro Mendini.
Negli anni ’80 si può dunque cominciare a parlare di città ritrovata. Così come ritrovato è il gigantesco dipinto di Arduino Cantafora dal titolo La città banale, vero e proprio manifesto del post-moderno, esposto alla prima Biennale d’Architettura di Venezia nel 1980. Nell’arte visiva temi analoghi corrono nella Transavanguardia, l’omaggio a Torino di Nicola De Maria e quello a Roma di Enzo Cucchi, fino all’inizio degli anni ’90, quando esordirono giovani “pittori metropolitani” come Bruno Zanichelli e Pierluigi Pusole, primi a contaminare il dipinto con i segni della cultura giovanile.
Si giunge infine al nuovo secolo, caratterizzato dalle contraddizioni di una società moderna e globalizzata, che si esprime in forme d’integrazione sociale e di multiculturalità ma anche in episodi di scontri, di attriti e di contrapposizioni tra realtà diverse; temi quest’ultimi interpretati dall’opera di Andrea Salvino Tutto il resto è noia, 2000, una sorta di rivisitazione vintage degli anni ’70 realizzato in un curioso stile divisionista, dal classicismo pittorico mediato nell’utilizzo di materiali anomali (Luca Pignatelli Siracusa, 2007), fino alla visione neo-metafisica della città dall’alto (Grazia Toderi) o al lirismo delle periferie (Botto & Bruno).
La facciata del Palazzo della Penna, sede delle mostre d’arte contemporanea del Comune di Perugia, ospita l’installazione luminosa inedita, Il volto degli altri, realizzata da Marco Lodola.
Catalogo della mostra Silvana Editoriale, con testi di Luca Beatrice e Daniela Magneti.

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